Ordine e disordine: il bisogno di controllo
Ordine e disordine:il bisogno di controllo
Gregory Bateson (1977) nel libro “Verso un’ecologia della mente” parla dei “metaloghi”, vale a dire conversazioni su un argomento problematico che l’autore immagina tra un padre ed una figlia. In uno di questi la bambina, parlando con il padre sul tema del disordine, afferma: ”[…] la gente è sempre lì a mettere le cose a posto, ma nessuno si preoccupa di metterle in disordine. Sembra proprio che le cose si mettano in disordine da sole. E poi bisogna rimetterle a posto” (Bateson, 1977, p. 37).
Perché la questione è proprio questa: attorno a noi c’è più disordine che ordine. Se prendiamo dei fogli ordinati meticolosamente l’uno sull’altro e li lanciamo in aria, nel ricadere al suolo finiranno inevitabilmente sparsi. Ciò dipende dal fatto che a fronte di un solo stato di ordine vi sono miliardi di miliardi di miliardi di stati di disordine possibili. In generale, gli stati di disordine sono infinitamente maggiori di quelli di ordine. Lo sanno bene i fisici: la natura tende spontaneamente al disordine di cui l’entropia ne è la grandezza di misura (Thuan, 1998). Sembra proprio che nell’Universo, la quantità totale di disordine, o entropia, aumenti con il passare del tempo. Cosa c’entra tutto questo con il comportamento umano? Se l’Universo stesso muove verso il disordine, credere e sforzarsi di mantenere un controllo assoluto sugli eventi, sembra essere un’inconsapevole lotta contro i mulini a vento che rischia di condurci ad un’inevitabile sofferenza psichica.
Vantaggi del controllo
Un certo grado di controllo ed ordine è funzionale nella vita in quanto:
- Permette un’efficacie pianificazione in vista di obiettivi.
- Consente la previsione di probabili esiti negativi e la conseguente messa in atto di azioni volte a scongiurarne il verificarsi.
- Nella nostra società possono essere qualità vincenti, ricercate e spesso rinforzate in diversi contesti lavorativi in cui le capacità organizzative rivestono un ruolo importante.
Tuttavia, come spesso accade nel comportamento umano, ciò che se usato con flessibilità può costituire una valida strategia di adattamento, se diventa rigido e inflessibile può contribuire a quadri psicopatologici che possono andare dai Disturbi d’ ansia ai Disturbi di personalità.
Controllo assoluto
Quando il controllo diventa disfunzionale? Quando diventa bisogno di controllo: una necessità, talvolta consapevole altre meno, di controllo assoluto. Tipica convinzione rigida legata al bisogno di controllo è: ”E’ sempre possibile trovare una soluzione perfetta (o avere una sicurezza assoluta ovvero un controllo completo) di fronte a qualsiasi problema umano, e quindi io la devo assolutamente raggiungere, altrimenti succederanno catastrofi ed orrori” (Ellis, 1962). Alcuni autori vedono all’interno di una famiglia di origine esigente e in alcuni casi punitiva, i primi germi dello sviluppo di rigidità del controllo (Young et all., 2003). Il bambino inizierebbe a vivere in una condizione di costante pessimismo e nella continua preoccupazione che qualcosa di negativo possa accadere se non rimane costantemente vigile e attento, modalità riproposta in età adulta. Ognuno di noi cerca di attribuire un senso a se stesso, agli altri e al mondo. Apprendiamo attraverso le nostre esperienze, le interazioni con gli altri, l’osservazione diretta e i messaggi espliciti e impliciti degli altri attraverso cui giungiamo a “conclusioni di sopravvivenza” che ci permettono di orientarci nel mondo (English, 1988). Molte conclusioni di sopravvivenza sono necessarie e valide per tutto il corso della vita, altre hanno un valore solo temporaneo, ma potrebbero stabilizzarsi e riproporsi in situazioni di stress (Stewart e Joines, 1990; Wollams e Brown, 1978; Beck, 2011). Può, perciò, rendersi necessaria una terapia che riduca le conclusioni troppo potenti o troppo dannose come appunto quelle legate al bisogno di controllo assoluto.
Liberi dal controllo
Sembrerebbe difficile stimolare un qualunque cambiamento là dove si preferirebbe “[…] piuttosto sopportare i mali che abbiamo, che non volare verso altri che non conosciamo” (Amleto, III/1, p. 699). Eppure il cambiamento è possibile e auspicabile. Mollare un po’ il controllo comporta si il rischio di confrontarsi con incertezza e paure arcaiche, ma ci metterebbe in contatto con i nostri desideri e bisogni più autentici e profondi portandoci a condurre una vita più piena e sorprendente. Insomma ci vuole coraggio, ma sarebbe davvero un peccato non provarci.
BIBLIOGRAFIA
Bateson G. (1977), “Verso un’ecologia della mente”, Milano, Adelphi, (trad.it. 2013)
Beck J.S. (2011), “La terapia cognitivo comportamentale”, Roma, Astrolabio, (trad. it. 2013)
Ellis, A. (1962), “Ragione ed emozione in psicoterapia” Roma, Astrolabio, (trad. it. 1989)
English, F. (1988), “Wither scrips?”, T.A.J. Vol 18, n°4
Hawking S. W. (1988), “Dal Big Bang ai buchi neri. Breve storia del tempo”, Milano, BUR (trad.it. 2011)
Shakespear W. (1603), “Tutte le opere”, Firenze, Sansoni (trad.it. 1964)
Stewart, I., Joines V. (1990),“L’Analisi Transazionale. Guida alla psicologia dei rapporti umani”.
Milano, RCS libri, (trad. it. 2007)
Thuan T. X. (1998), “Il caos e l’armonia. Bellezza e asimmetrie del mondo fisico”, Bari, Dedalo (trad.it. 2000).
Wollams S., Brown, M. (1978), “Analisi Transazionale. Psicoterapia della persona e delle relazioni”,
Cittadella, Assisi (trad. it. 1998)
Young J.E., Klosko J.S., Weishaar M.E., (2003), “Schema Therapy. La teoria cognitivo comportamentale integrata per i disturbi della personalità”, Firenze, Eclipsi (trad. it. 2007)